Praga Bohema, la LMH da guidare tutti i giorni.

di Filippo Miotto, pubblicato il 06 dicembre 2022.

La Praga Global la definisce una “one-of-a-kind road legal hypercar“, dichiarando che può essere usata comodamente anche sulle strade di tutti i giorni. I posti sono due, come sulle supersportive serie. La linea è stata ripresa volutamente e forzatamente dalle auto LMH, acronimo che identifica le tipologie di vetture che corrono nei campionati FIA World Endurance Championship e che stanno riscuotendo successo da ormai un anno circa grazie alle linee particolarmente accattivanti proposte dai vari costruttori.

L’auto si propone così in un mercato molto di nicchia dove il concetto stesso di hypercar stradali viene superato, entrando nel settore delle road legal hypercar. Non sono delle One-Off, settore in cui molte case blasonate hanno proposto dei modelli dalle linee anche molto futuristiche. Non sono delle hypercar, dove le forme sono comunque più vicine alle supersportive. La Praga Bohema è una vera e propria auto da corsa “rivista” in quei dettagli che le permetterono di essere immatricolata e portata su strada.

Si sta quindi aprendo una nuove frontiera in fatto di hypercar?

Scopriamolo insieme…

Questo il contenuto dellarticolo:

  1. Cos’è Praga Global.
  2. Praga Bohema. Un nuovo concetto di hypercar.
    1. I valori di potenza
    2. Tra estetica ed aerodinamica
    3. L’abitacolo

Cos’è Praga Global.

E’ doveroso iniziare dalla casa produttrice, di certo non nota al grande pubblico, ma di sicuro a una piccola cerchia di appassionati del mondo dell’automobile. Sto parlando della Praga Global, una casa produttrice di automobili, e non solo, riportata in vita circa 20 anni fa e che vanta una storia molto più lunga.

Nel 1907 nasceva, infatti, la prima versione della Praga Global, società con sede nella attuale Repubblica Ceca, per l’appunto a Praga, che negli anni si specializzò nella produzione non solo di auto, da strada e da corsa, ma anche di aeroplani, camion, bus, e altre tipologie di mezzi di trasporto. La sua storia durò, in questa prima fase, fino agli anni ’60 del secolo scorso, quando “venne archiviata”. Dalla sua nascita fino alla Seconda Guerra Mondiale, infatti, la produzione era dedicata, principalmente, ad automobili, van (trasporto merci e persone) e camion. Purtroppo, come successe a molte imprese dedicate alla produzione di autoveicoli, l’avvento della Seconda Guerra Mondiale decretò la sua conversione industriale verso mezzi da combattimento. All’uscita dalla guerra, ormai, il suo destino fu improntato alla produzione di mezzi per trasporto merci. Il successivo avvento del regime comunista nell’area ne decretò il pre-pensionamento e la sua produzione venne relegata ai sistemi di trasmissione.

Negli anni ’90 del secolo scorso, però, la società ritorna in vita. Nel 1997 viene messa in produzione una moto da cross. Seguono dei mezzi a quattroruote da lavoro e, pian piano, la nuova Praga Global si riaffaccia nel mondo delle automobili grazie alla produzione di auto da competizione, ossia i modelli R1R e R4S.

Le auto hanno un’indole chiaramente sportiva, con l’applicazione del principio di bilanciamento tra leggerezza e potenza. Ai motori di indubbia potenza, come il 3.8 litri V6 da 400 CV a 4,500 giri al minuto che equipaggia la R4S, viene sempre associata una ricerca avanzata in termini di carico aerodinamico e di cura dei dettagli. Sembrerà banale, ma comincia a prefigurarsi, già su questi primi modelli nati per la pista, anche omologabili per la strada, come la R1, una ricerca estetica nei dettagli meccanici che porterà la Praga Global a impostare i lavori per fornire, per l’appunto delle Road Legal Race Car.

Le auto proposte, infatti, sono caratterizzate dal principio di combinare nella maniera più corretta possibile tutti gli elementi e i principi che definiscono una vera auto sportiva, ossia non solo telaio e motore, ma anche il legame a tre tra potenza, peso e aerodinamica. La linea ottenuta finale è idubbiamente da auto da pista, con nulla di superfluo. Solo l’auto e il suo pilota.


Praga Bohema. Un nuovo concetto di hypercar.

Le hypercar stradali: motori potenti, linee plasmate dal vento, perfette in ogni dettaglio. Alcune adottano tecnologie all’avanguardia, altre scelgono soluzioni più tradizionali. I numeri di produzione sono ridottissimi perchè per essere tali devono anche essere rare.

Alcune hanno adottato anche un’estetica avveneristica, con la presenza più o meno esasperata, di profili e appendici aerodinamiche, che, alla fine, portavano sempre a profili più o meno tradizionali richiamanti, quasi sempre, il profilo alare.

E la Praga Bohema? Nulla di tutto questo.

La scelta condotta è stata molto singolare e, sicuramente, avrà già molti estimatori. L’auto non è la classica hypercar a cui siamo abituati, ma propone come vettura da strada una vera e propria LMH da competizione, rivista solo in quei dettagli che si sono resi necessari per permetterle di venire immatricolata per la circolazione stradale e per fornirle quel minimo di comfort che garantisce, a chi la guida, di godersi non solo la sportività estrema dell’autovettura, ma anche il piacere stesso di guida, e a noi di poterle ammirare mentre passano lentamente sulle nostre strade.


I valori di potenza

Iniziamo dai dati puri e crudi:

  • 982 kg di peso,
  • 700 CV di potenza a 6.800 giri/min,
  • 725 Nm di coppia disponibile costantemente dai 3.000 ai 6.000 giri/min,
  • 1.40 kg/CV come rapporto peso/potenza.

I valori rispecchiano i principi a cui gli ingegneri si sono ispirati per la sua progettazione. La potenza, di per sè, non è esagerata ma, grazie al peso ridotto e all’uso consapevole dell’aerodinamica, l’auto è in grado di fornire prestazioni da record, riscontrabili, ad esempio, nello scatto 0-100km/h coperto in soli 2.3 secondi.

[n.d.r.: Scrivere che 700 CV rappresentano una “potenza non esagerata” suona anche a voi un po’ strano? la mia auto non arriva a 100CV e le vostre? Naturalmente il contesto, per questo articolo, è quello delle hypercar, dove le potenze ormai hanno già raggiunto e superato 1 MW di potenza.]

Per evitare sorprese, molte hypercar si affidano a fornitori esterni per i motori, sciegliendo delle unità di potenza che, anche se di tiratura limitata, possano garantire non solo le prestazioni ma anche l’affidabilità. Il motore, in questo caso, è di derivazione Nissan. La Praga Bohema monta il “Nissan PL38DETT” V6 biturbo da 3.8 litri, 24 valvole, che ha equipaggiato le Nissan GT-R dal 2007, ossia le ultime Skyline, tanto per capirsi. Il motore è collocato centrale posteriore. Il corpo vettura è definito da una monoscocca in fibra di carbonio.

Potenze elevate e pesi ridotti, normalmente, se non gestiti in modo egregio dal sistema di trasmissione, portano a scaricare a terra dei surplus di potenza che rendono l’auto nervosa, magari ideale per la corsa, ma non per la guida in strada. In questo caso, invece, sembra che il lavoro dei tecnici di Praga Global abbiano prodotto un ottimo risultato. Il pilota professionista Romain Grosjean, ex pilota di Formula 1 e di Indy Car, attualmente (dal 6 dicembre 2022) sotto contratto con la Lamborghini Squadra Corse, ha dichiarato

.”… Sono rimasto sbalordito dalle straordinarie prestazioni in pista della Bohema, dalla sua versatilità su strada e dalla facilità di transizione tra le due. Praga ha veramente superato la mia sfida! Sulla strada si guida in modo fluido, l’auto assorbe i dossi, puoi parlare con il passeggero e tutto è calmo. …”.


Tra estetica ed aerodinamica

E su questo aspetto ci sarebbe da scrivere tantissimo! Riprendiamo così il discorso aspetto esterno.

L’auto, volutamente, ha le linee di una LMH. Si riconosce subito la presenza della cellula-abitacolo che diventa il naturale prolungamento, o preludio, dipende dai punti di vista, del nucleo posteriore dedicato ad ospitare il motore. I tunnel aerodinamici presenti che collegano l’anteriore al posteriore, voluti per gestire i flussi d’aria intorno all’abitacolo, disegnano un profilo ben riconoscibile agli appassioanti di motorsport, con quelle ruote coperte dai passaruota che, in realtà staccano le stesse dal corpo vettura principale.

Il musetto anteriore ha la classica forma a freccia che, con un disegno semplice ma aggressivo allo stesso tempo, si unisce al parabrezza e alle fiancate nel quadro generale. Il parabrezza, però, non si raccorda al muso anteriore con la forma a cuneo delle supersportive classiche ma, in perfetto stile LMH, ha una inclinazione prossima ai 45°, con il profilo che, se proseguito, finisce al centro della ruota anteriore, come le leggi del design automobilistico vogliono che sia. In effetti, pur avendo una linea esagerata, nonostante tutto questa rimane equilibrata, frutto dell’ottimo lavoro complessivo fatto.

I grandi passaruota anteriori, che ospitano le coppie di fari circolari sovrapposti, unitamente al muso anteriore e alle varie appendici aerodinamiche frontali, molto pronunciate sia nello sbalzo sia nelle loro dimensioni assolute, generano un profilo concavo che racchiude, nella vista frontale, l’abitacolo.

Al posteriore si notano gli enormi diffusori e i vari sfoghi d’aria dal motore. La linea inferiore della vettura risulta così omogenea dall’anteriore al posteriore, generando, anche esteticamente, un vistoso effetto suolo. L’ala posteriore nettamente staccata dal corpo vettura nella vista posteriore, lateralmente si raccorda al profilo generale fino a dare l’impressione di essere un continuo della linea di cintura, quasi scomparendo dalla vista generale. A differenza delle LMH da pista, in cui l’ala posteriore si vede chiaramente, e prepotentemente afferma la sua necessità, in questa autovettura rimane quasi nascosta, seguendo uno stile che comincia ad affermarsi nelle hypercar stradali.

Molto interessanti e curiosi i due terminali di scarico, molto alti al posteriore. Scelta tecnica? aerodinamica? stilistica? Probabilmente tutte e tre le motivazioni sono applicabili, ma sicuramente l’effetto “turbina di aereo”, insita nella forma del diffusore terminale, dona quella spotività in più che non guasta.

Le descrizioni che vi ho riportato, naturalmente, hanno un effetto notevole sul carico aerodinamico complessivo. L’effetto suolo e l’aerodinamica del corpo vettura porta la Praga Bohema ad avere una downforce complessiva di 900 kg alla velocità di 250 km/h.


L’abitacolo

Auto da corsa portata in strada. Come sarà venuto l’abitacolo? Naturalmente da corsa. Nulla di superfluo. Tutto deve essere ottimizzato per l’esperienza di guida per fare in modo che il pilota e il il passeggero diventino tutt’uno con la macchina.

L’abitacolo risulta così piuttosto ridotto, con una impostazione dei sedili di tipo racing. I sedili sono etremamente avvolgenti, con anche i supporti laterali per la testa, e le cinture a punti di chiusura multipli. Il volante ergonomico di dimensione ridotta ospita tutti i comandi necessari pe gestire la guida, come pure un display che rimanda al pilota tutte le informazioni necessarie per comprendere l’auto e la strada.

Le immagini a disposizione (magari l’avessi potuta vedere di persona!) mostrano degli interni che, nella loro essenzialità e nella loro impronta da sportiva estrema, risultano essere comunque molto curati, con presenza di pelle e di alcantara praticamente ovunque, un tunnel centrale con un secondo display per controllare e regolare i sistemi di bordo che, ospitano l’aria condizionata o poco più. Essenziali ma eleganti allo stesso tempo. Dalla descrizione si desume che l’abitacolo ospita comodamente due persone anche di statura elevata.

Gli spazi ridotti devono essere sfruttati al massimo. In varie zone vengono così ricavati dei piccoli alloggiamenti per bagagli creati su misura.

Il week end alla scoperta delle colline toscane è salvo!



Di Filippo Miotto. Pubblicato il 06 dicembre 2022.

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