di Filippo Miotto, pubblicato il 13 febbraio 2021.







La Terra dei Motori o Motor Valley, così come è chiamata adesso, era già nota da tempo come un luogo dove per molti venivano costruite auto sportive, ma per altri era il luogo dove nascevano e/o crescevano le leggende, sia come uomini sia come macchine. In questo luogo la passione per i motori è inculcata nelle persone, come la passione per il buon mangiare, il buon vivere e altro ancora. I paesaggi e i paesi che si incontrano meritano di essere visitati, sia in pianura che sulle colline.
Attualmente quella che definiamo come Motor Valley è un’area piuttosto estesa delimitata a ovest dal mare Adriatico, a sud dagli Appennini e a Nord dal fiume Po. A est la Provincia di Piacenza rappresenta una zona di transizione verso un mondo più tradizionale. Una linea ben precisa taglia questa area: è la via Emilia che da est a ovest, e viceversa, ci guida nel viaggio per attraversarla e conoscerla.
In quest’area ben delimitata sono presenti le maggiori eccellenze in campo automobilistico. Non mi riferisco solo a livello italiano, ma anche a livello mondiale. Non è per essere campanilistici, ma parliamo di case con tradizioni storiche più o meno lunghe che vengono comunque prese o come punto di riferimento da seguire o da superare dalle varie case automobilistiche degli altri stati.
In Italia c’erano anche altri poli motoristici come Torino e Milano, ma rappresentavano un’altra tipologia di Azienda dell’Automobile. In questi posti si voleva puntare ai grandi numeri, alla produzione di massa.
In Emilia Romagna invece si puntava ad altri obiettivi. Meglio piccoli numeri di produzione ma concentrati su automobili di tutt’altro calibro. Ripercorriamo alcune storie molto brevemente.
C’era una volta…



La storia della Motor Valley inizia oltre 100 anni fa, quando il 1° dicembre 1914 Alfieri, Ettore e Ernesto Maserati aprono la “Società Anonima Officine Alfieri Maserati”, un’autofficina in Via de’Pepoli 1 a Bologna. Svariati successi automobilistici, come il record di velocità della V4 a 16 cilindri nel 1929, ma anche problemi finanziari che la faranno passare di proprietà alla famiglia degli industriali Orsini, e nel 1939 la Casa del Tridente si trasferisce a Bologna, dove inizia l’ascesa del marchio e la produzione anche di auto non solo per le competizioni ma che diventano sempre più ambite. Un esempio per tutte la 3500 GT. In questi stessi anni la sfida con Ferrari sui circuiti automobilistici diventa sempre più forte.



Da pilota ufficiale Alfa Romeo a produttore di automobili il passo è breve, almeno per lui. Enzo Ferrari nel 1929 fonda la Scuderia Ferrari in viale Trento Trieste a Modena, dedicata a permettere l’accesso alle corse delle persone facoltose. Nel 1938 fonda invece l’Auto Avio Costruzioni (per questioni varie, che vi racconterò in un altro articolo, non poteva usare il marchio Ferrari), che nel 1943 si trasferisce da Modena a Maranello, sempre nel modenese, dove finalmente potrà essere presentato al mondo il marchio Ferrari con il suo famoso cavallino. Inizia così la produzione della sua prima auto, la 125 s. Negli anni 50 arriva l’ascesa vera del marchio, con le numerose vittorie nelle competizioni. Negli anni 60 e 70 continuerà l’affermazione del marchio sia fuori che dentro i circuiti. Continua inoltre la sfida con Maserati e si fondano le basi per la rivalità con Lamborghini.



La Automobili De Tomaso nasce nel 1959 per mano dell’argentino Alejandro De Tomaso, pilota che volle diventare imprenditore costruendo, nella sua officina di Modena, i bolidi da corsa. Anche lui capì che, se avesse voluto costruire auto sportive, avrebbe dovuto recarsi proprio in Italia e proprio in questa zona. Dal primo modello, la Vallelunga, iniziò una travagliata avventura che lo portò a realizzare e produrre auto diventate simbolo della sportività, come la Mangusta del 1966 che, con l’adozione dei V8 di derivazione Ford, segnerà l’abbandono dei motori europei per quelli americani.



Siamo nel 1962. Ferruccio Lamborghini, dopo la brillante carriera nella fabbricazione di trattori iniziata nel dopoguerra, decide all’età di 47 anni che avrebbe fabbricato un’automobile supersportiva con cui fare concorrenza alla Ferrari, iniziando così a lavorare a questo progetto. Nel maggio del 1963, a Sant’Agata Bolognese a circa 25 km da Bologna, fonda la società Automobili Ferruccio Lamborghini che, grazie alla sua esperienza maturata nel settore dei veicoli agricoli, viene impostata come una delle fabbriche più all’avanguardia per i tempi. Dal primo modello, la 350 GT, ai successivi che porteranno nomi legati ai tori, simbolo del marchio, si capisce subito che la sfida con Ferrari è ormai iniziata. Nel 1966, a soli due anni dalla fondazione, nasce Lei, la Lamborghini Miura.



Dallara Automobili. La Casa automobilistica viene fondata nel 1972 a Varano de’ Melegari, (provincia di Parma) da Giampaolo Dallara- La scelta è fatta dopo oltre 10 anni di esperienza nel settore a fianco di nomi come Ferrari, Lamborghini e De Tomaso, per i quali partecipa alla realizzazione di veri e propri capolavori oltre che a supportarli per il reparto corse. Un esempio è la vettura di Formula 1 progettata per De Tomaso nel 1969. L’azienda si specializza nella produzione di auto per le competizioni e nel supporto di diverse scuderie impegnate nelle corse automobilistiche. Nel 1978 esce la Dallara 378, prima Formula 3 del marchio che dominerà a livello internazionale i campionati di questa categoria.
Nell’arco di circa 30 anni o poco più, si era quindi costruita una solida realtà in cui queste Case Automobilistiche avevano generato tutto un indotto di artigiani e più o meno piccole imprese che, grazie al know how ricevuto, si stavano sempre più specializzando nel settore dei motori ad alte prestazioni. Il passo fu così breve: era nata la Terra dei Motori.
Successivamente arrivarono altre case automobilistiche destinate a produrre icone del settore. Una per tutte la Pagani Automobili, fondata da Horacio Pagani che dall’Argentina viene proprio in questa zona a costruire i suoi modelli. Siamo infatti in questo caso a San Cesario sul Panaro (MO). Non ultima la scelta dell’imprenditore Pizzuto di posizionare la sua Casa, la Automobili Estrema proprio nella Motor Valley, iniziando il progetto della Fulminea, hypercar ibrida con alcune novità assolute nel campo delle batterie impiegate.
Infine la scelta dei due colossi FAW e SilkEV di investire oltre 1 miliardo di euro in un nuovo stabilimento che produrrà auto elettriche sempre nella Motor Valley.
Il presente che guarda il futuro
Voglio tornare ora agli inizi del 2000, quando si inizia a parlare di Terra dei Motori con una nuova interpretazione. In questi anni si cercò di identificare un’area geografica in cui erano individuabili in modo chiaro delle caratteristiche industriali e culturali ben determinate, con tratti che erano stati delineati in tutti gli anni precedenti, dal dopoguerra in poi. In particolare, in quest’area era chiara una spiccata sensibilità verso l’industria dei motori e in particolare dell’automobile, soprattutto grazie alla presenza di Case automobilistiche specializzate nel campo delle supersportive. A queste erano collegate tutta una serie di altre industrie specializzate nello sviluppo di componentistica di alto livello dedicata a queste supercar e alle competizioni in cui erano coinvolte. In aggiunta si stava cominciando anche a sviluppare e consolidare una struttura formativa, composta da scuole superiori e università che spingevano nella formazione di tecnici laureati e non da riversare in questo mondo.

Ha preso così piede un’eccellente idea: perché non promuovere e valorizzare tutta questa area mettendo in collegamento vero tutte le aziende che operano nel campo dei motori, favorendo la formazione ad ogni livello nel settore e collegare tutto quanto anche ad aspetti turistici. Ognuno ne avrebbe beneficiato.
Si è così deciso che, come si legge nel loro statuto, “…Per valorizzare al meglio le grandi potenzialità della Motor Valley…” veniva fondata “… l’associazione no profit Motor Valley Development che ha come scopo di riunire allo stesso tavolo i grandi brand motoristici della regione, i musei aziendali, le collezioni private, i circuiti, scuole di guida e organizzatori di eventi di stampo motoristico…”. L’obiettivo comune è stato, ed è tutt’ora, quello di fare della Motor Valley dell’Emilia-Romagna uno degli asset più importanti della promozione turistica sui mercati internazionali, all’interno del progetto “La Via Emilia – Experience the Italian Lifestyle”.
Tra i soci leggiamo nomi importanti nel campo dell’automobilismo, tra cui i 4 circuiti automobilistici presenti, le case automobilistiche citate prime e altre scuderie conosciute del settore, più la Ducati, perché sempre di motori e sportività si parla, anche se su due ruote.
A sostenere la Motor Valley ci sono poi numerosi Enti pubblici della zona, la stessa Regione Emilia Romagna e numerose associazioni che si occupano di turismo, oltre che a università e scuole superiori. Non solo industria quindi, ma anche la volontà di incentivare il turismo, favorendo non solo chi è appassionato di motori. Non a caso nella zona sono numerosi i musei ufficiali delle case motoristiche che le collezioni private specializzate in questo campo. Il paesaggio dell’Emilia Romagna poi fa tutto il resto. Città, paesi, castelli e ambienti naturali da visitare in ogni periodo dell’anno, insieme alla buona cucina, completano il quadro.
L’impostazione data è in grado di muovere così non solo gli operatori del settore motoristico, ma anche appassionati e curiosi, turisti, studenti e altro, tutto interconnesso. L’importanza del fenomeno che si è creato è elevata. Non si parla di singoli marchi o singoli eventi ma, appunto, di una Terra con anche le sue genti, dove ognuno può trovare qualcosa che lo affascini.





Altre ricadute molto importanti sono avvenute nel campo della formazione. Sono stati potenziati gli istituti tecnici collegati all’ambiente motoristico ed è stato praticamente costituito un polo sovra-universitario che permette la formazione di alto livello e la ricerca avanzata. Spaziamo in questo caso dal ISSAM, l’Istituto Superiore di Scienza dell’Automobile di Modena, al MUNER, Motorvehicle University of Emilia-Romagna, con corsi e master in cui la formazione avviene sulle più moderne tecnologie del settore.
Le fonti
Questo articolo mi ha richiesto molto più tempo di quanto avevo previsto. L’idea iniziale era quella di leggere qualcosa da qualche testata giornalistica, visitare il sito ufficiale della Motor Valley e poi raccontare cosa avevo trovato… ma il tutto mi è sfuggito di mano, come immaginavo.
Partendo dal sito ufficiale della Motor Valley, non riuscivo più a smettere di approfondire ogni notizia che vi trovavo, dagli eventi promossi, alle opportunità di studio, al territorio stesso. Gli spunti di riflessione sono stati tantissimi e la voglia di andarci continua a crescere!
Il fenomeno che questa Associazione ha creato è impressionante, in quanto sono riusciti ad abbattere delle barriere che in altri settori rimangono, costruendo un legame con il territorio molto forte.
Complimenti anche alla connessione che queste industrie hanno creato con il mondo della cultura e della ricerca. Scuole e università di ogni grado che collaborano e si coordinano per migliorare la competitività degli studenti che formano proiettandoli nel futuro! Un esempio che deve essere seguito.
Non mi dilungo oltre, anche perché vi stavo scrivendo delle varie fonti.
La ricerca delle notizie relative alla storia delle Case Automobilistiche che vi ho presentato le ho prese direttamente dai siti uffiicali delle Case stesse. Seguendo l’articolo e cliccando sul nome in evidenza delle società vi rimando direttamente al loro sito. L’unico problema è stato per la De Tomaso che purtroppo non esiste più. La buona wikipedia e un libro che ho a casa sull’argomento hanno aiutato e non poco!
Per il resto, cliccate sulle immagini seguenti!
Ottimo pezzo Filippo, appassionato, preciso e dettagliato come sempre.
L’erba del vicino non è sempre la più verde…;-)
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