Restomod: il passato, quando il futuro non basta.

di Filippo Miotto, pubblicato il 27 agosto 2021.

Restomod. Dal passato uno sguardo al futuro.

Restomod. Una parola che ultimamente si sta diffondendo sempre più nel panorama delle produzioni di auto a tiratura limitata. E partiamo proprio da quì. Il termine ha origine anglofona e risulta dall’unione di due termini: restored modified, ossia il restauro modificato. Ma modificato in che senso? Prima di tutto chiarirei il fatto che non si tratta del restauro di un modello classico e nemmeno quegli esercizi di stile, cari all’ambiente più che altro americano, consistenti nell’installare elementi a caso moderni all’interno di un modello più vecchio che viene recuperato.

Dietro al restomod ci sono studi e progetti anche complicati che si basano sul rivisitare dei modelli classici che hanno fatto la storia dell’automobilismo, per carisma, per innovazioni tecniche, per titoli sportivi conquistati. Questi modelli di automobili, però, vengono riprogettati praticamente da zero, mantenendo la linea esterna, parte della componentistica meccanica e adottando degli interni sullo stile del modello originale, ma utilizzando materiali, telai, motori e componentistica più moderna, proponendo, in alcuni casi, anche delle innovazioni di stile o tecnologiche molto interessanti. Nei modelli, in cui si rimane più fedeli ai progetti originali, vengono comunque adottate delle innovazioni attuali che permettono agli stessi di sviluppare tutte le loro potenzialità e migliorarne le prestazioni assolute.

I numeri legati a queste produzioni, però, sono molto ridotti. Parliamo, infatti, di tirature dell’ordine di alcune centinaia di unità prodotte, se non addirittura di poche decine o anche meno. I modelli possono inoltre molto spesso essere anche completamente personalizzati, venendo a costituire praticamente dei One-Off. Le possibilità in questo caso sono normalmente elevate in quanto le case produttrici hanno molte volte le caratteristiche di manifatture artigianali che proprio su queste possibilità basano la propria competenza e professionalità.

Quanti sono questi modelli? Tantissimi… contarli tutti diventa piuttosto arduo.

In questi articoli ve ne segnalo alcuni, lasciando a voi la curiosità di trovarne molti altri!


Kimera Automobili EVO37

Partirei in questo viaggio da lei, la Kimera Automobili EVO37. Presentato ufficialmente recentemente al Goodwood Speed Festival 2021, il modello in questione nasce su ispirazione della Lancia 037 che, nei primi anni ’80 del secolo scorso, divenne la regina indiscussa dei rally.

Il modello originale, tale Lancia 037 Stradale e Rally, naturalmente in base al campo di utilizzo, nasceva dalla collaborazione tra dei mostri sacri del settore automobilistico. A Lancia, infatti, si unirono Abarth, Dallara e Pininfarina che, basandosi sulla Lancia Beta Montecarlo, ne proposero una evoluzione tecnologica con un solo scopo: vincere nelle competizioni rally del Gruppo B.

Presentata la versione stradale nel 1982, ne vennero prodotti i 200 esemplari necessari a garantire l’iscrizione al campionato gruppo B. La versione stradale è un 2 litri 4 cilindri da 205 CV, trazione posteriore e telaio tubolare a tralicci. La versione rally aveva una cilindrata leggermente maggiore, ossia 2.1 litri, e potenze disponibili fino a 305 CV. La Lancia 037 originale rompeva gli schemi classici delle auto da rally: 2 sole ruote motrici all’asse posteriore al posto della più avanzata trazione integrale, montata tradizionalmente sui modelli destinati a queste tipologie di competizioni. Il peso leggero e la facilità di manutenzione ne decretarono però il successo definitivo.

La Kimera Automobili EVO 037 nasce con la volontà dei suoi costruttori di proporre una supercar in completa linea con il passato e che, come allora, potrebbe in effetti ritornare vincitrice in una competizione. Il legame con il passato è ben chiaro fin dal suo progetto, in quanto, come indicato dalla stessa Kimera Automobili, “…Il progetto è stato concepito nel profondo rispetto per il passato, coinvolgendo da subito il gruppo di lavoro che all’epoca diede vita alle vetture che hanno ispirato la EVO37, ma sono stati i giovani Alessandro Bonetto e Carlo Cavagnero, insieme a Luca Betti e al suo staff, ad aver reso possibile questa impresa…”.

I 37 esemplari previsti avranno a disposizione oltre 500 CV e 550 Nm di coppia, garantiti da un motore 2 litri quattro cilindri in linea con doppia sovralimentazione turbo/compressore volumetrico. Il progetto ha adottato le migliori tecnologie attualmente disponibili nel settore automotive: 3D scanning, reverse engineering, CAD, CAE, prototipazione rapida, fresatura in CNC, sinterizzazione, elettronica e tanto altro ancora.

La base di partenza della EVO37, come all’epoca per la vettura originaria, è la cellula centrale del telaio della Lancia Beta Montecarlo di serie, alla quale sono ancorate due strutture tubolari, sull’anteriore e sul posteriore. Su questa struttura telaistica Bonetto Cv ha definito il set-up della vettura e la dinamica del veicolo. In questa “evoluzione” la struttura tubolare è portante su se stessa, come per la Delta S4, in cui la cellula è solamente il “guscio” del telaio/roll-bar dell’abitacolo.

L’auto dispone di pneumatici Pirelli “maggiorati”, sia nel raggio che nella misura del battistrada, da 18” per l’anteriore e 19” nel posteriore con spalla ribassata. Le sospensioni sono state riprogettate completamente, anche se mantengono lo stesso schema dell’epoca ma evoluto, e utilizzano componenti ricavati da pieno e ammortizzatori regolabili Öhlins. L’impianto frenante è marchiato Brembo e sono disponibili fasce frenanti tradizionali o carboceramiche.


Automobili Amos e la Lancia Delta Futurista

Ma questo è il Deltone! Ebbene sì, la Automobili Amos ha realizzato questo restomod. Praticamente è stata presa una Lancia Delta Integrale per migliorarla in tutte quelle parti che, quando era stata presentata tanti anni fa, non avevano ancora a disposizione quelle tecnologie moderne che ne potevano incrementare la potenza e diminuirne il peso.

Il Deltone, così come tutti lo ricordiamo, era una compatta 5 porte progettata appositamente per derivarne il modello da far gareggiare nei vari campionati rally. La versione Lancia Delta HF Integrale, utilizzata come base per questo restomodo, nel periodo compreso tra il 1987 e il 1992 vinse ben 6 titoli mondiali con innumerevoli vittorie sulle singole gare.

Il motore in questo caso è un 2 litri 4 cilindri in linea 16 valvole turbo con una potenza di 210 CV e 304 Nm di coppia, per un’auto dal peso di circa 1450 kg e, naturalmente, la trazione integrale.

La Lancia Delta Futurista proposta da Automobili Amos riprende in toto il modello degli anni ’80-’90 intervenendo massicciamente su motore, telaio, finiture e quant’altro possa incrementare le prestazioni pure e la tenuta di strada.

Cominciamo dal peso che viene ridotto a 1250 kg utilizzando, a fianco del telaio in acciaio originale, diversi elementi in fibra di carbonio (paraurti anteriore e posteriore, calandra con finitura in alluminio, parafanghi anteriori, minigonne laterali, l’elemento inferiore del portellone posteriore e l’alettone). Le sospensioni vengono riviste adottando in questo caso vari componenti in alluminio.

Il motore della versione del 1989 viene potenziato fino a 330CV adottando il radiatore dell’olio maggiorato, l’intercooler maggiorato e il radiatore dell’acqua anch’esso maggiorato, oltre a vari elementi in alluminio. Il cambio originale è stato rinforzato, l’albero della trasmissione è stato completamento revisionato e numerosi sono stati pure i rinforzi in acciaio necessari per le prestazioni determinate dalla nuova potenza.

Gli interni rispecchiano in tutto per tutto la versione originale, presentando pochi elementi di innovazione. I sedili Recaro sono sempre apprezzati! Adorabile il pulsante “levati” che aziona gli abbaglianti: da installare su tutte le automobili…


Maggiore 308m

Il restomod non risparmia proprio nessuno, nemmeno l’auto di Magnum P.I., la Ferrari 308 GTS che la Automobili Maggiore ha deciso di rivedere e aggiornare dando vita al Project M.

Automobili Maggiore è un atelier fondato da Gianluca Maggiore, ingegnere meccanico e imprenditore con esperienze nel settore automotive per Piaggio e FCA, oltre che parte attiva del team di sviluppo dell’Alfa Romeo 4C. Con la loro sede operativa a Forte dei Marmi (Lucca), l’azienda si dedica alla creazione di vetture uniche o in serie limitata.

Il Project M nasce con l’idea di migliorare il più possibile un altro dei modelli automobilistici più rappresentativi degli anni ’80. La 308 GTS rappresentava la versione scoperta della Ferrari 308. Entrata in produzione dopo le versioni coperte, subì le leggi per la riduzione dei consumi e dell’inquinamento, determinando l’introduzione dell’iniezione al posto dei carburatori e le 4 valvole per cilindro.

La versione originale è caratterizzata da un V8 da 2926.90 cm3 per na potenza complessiva di 240 CV a 7000 giri/minuto e una coppia di 260 Nm a 5000 giri/minuto, per una velocità massima di 255 km/h.

La Maggiore 308M mantiene inalterato, rispetto alla ferrari 308 GTS, il telaio, il blocco motore e le portiere, mentre gli altri componenti sono stati rivisti o riprogettati. Come per molti altri modelli restomod, la Automobili Maggiore ha dovuto adottare anche per il suo progetto materiali più moderni che permettano di ridurre il peso vettura. Le principali parti del motore, i freni e le sospensioni sono completamente state riprogettate, partendo dalla fluidodinamica interna del motore fino alla scelta delle migliori geometrie per le nuove sospensioni sportive.

La linea esterna ricorda molto quella originale. Gli interventi maggiori riguardano il forntale, in cui sono stati abbandonati i fari a scomparsa a favore di elementi lineari a led. La fiancata è praticamente la stessa della Ferrari, ma si riconoscono immediatamente i cerchi da 17 pollici contro i 14 pollici del modello del 1982.

Ritornando agli aspetti più tecnici, nella Maggiore 308m troviamo un propulsore completamente rivisto. La cilindrata è stata incrementata da 2.927 a 3.146 cm3, la potenza è aumentata fino a circa 300 CV. La coppia ora raggiunge i 300 Nm a 5.500 giri con 250 Nm a disposizione già a 3.000 giri/minuto. L’assetto della 308M poggia sul telaio originale della vettura, ma ora ha carreggiate allargate di 5 cm all’anteriore e di 10 cm al retrotreno.


Renault 5 Turbo 3 di Legende Automobiles

Ne ricordo una tutta gialla, la scritta “Renault ELF” sulla fiancata, e quei passaruota allargati. Era sempre ferma al distributore di benzina poco distante da casa, dove non ho mai capito se era lì per i consumi elevati o perchè era dello stesso proprietario del distributore, versione più verosimile.

La Legende Automobiles è una casa francese che ha deciso di proporre una rivisitazione della Renault 5 Turbo degli anni ’80, auto prodotta dalla Renault dal 1980 al 1985 che adottava largamente competenze e tecnologie derivate dalle esperienze che la Casa Madre aveva maturato nelle varie competizioni sportive, in particoalre nei motori turbo delle Formula 1 di quei tempi.

La nascita del modello originale, come abbiamo già visto in molti altri casi, avviene con la volontà di proporre un’auto competitiva nel mondo dei rally, progettando anche la versione stradale in modo da poter essere utilizzata direttamente nelle competizioni. Per la Renault 5 Turbo, però, il telaio viene ripreso direttamente dall’utilitaria, senza svilupparne uno ad hoc, costringendo i progettisti a pesanti interventi per gestire la nuova impostazione della vettura.

Il motore viene infatti spostato dietro i sedili anteriori (quelli posteriori spariscono) seguendo l’impostazione a motore centrale di molte vetture rally (Lancia Stratos prima di tutto), comportando, per permettere il corretto bilanciamento dei pesi di spostare, ad esempio, i serbatoi sotto ai sedili e mantenere alcune parti (radiatori, pompe, ruota di scorta, etc.) all’avantreno.

Il 4 cilindri in linea di 1.397 cm³ di cilindrata, eroga, nella versione stradale, 160 CV a 6.000 giri/minuto e una coppia di 210 Nm a 3.250 giri/minuto. Le versioni da competizioni variarono cilindrate e potenze, rimanendo fedeli al 4 cilindri in linea, giungendo con la Renault 5 Turbo Produzione, allestita nel periodo 1986-1987 in configurazione Gruppo B, ad una potenza di 370 CV a 6.600 giri/min, per un peso inferiore a 1100 kg.

Il lavoro fatto da Legende Automobiles è notevole e volto a celebrare il piacere di guida riportandoci indietro nel tempo. La Turbo 3, infatti, apporta nuove tecnologie rimanendo fedele all’impostazione originale.

Partiamo dalla carrozeria in fibra di carbonio, necessaria per ridurre il peso, per poi passare alle sospensioni simili a quelle originali della tipologia a doppio braccio oscillante nella parte anteriore e posteriore che permettono di abbassare la vettura e, grazie anche alle carreggiate allargate, di aumentare la tenuta di strada.

Il miglioramento della tenuta di strada si rende necessario per le nuove potenze in gioco. Anche se i dettagli sul motore non sono del tutto noti, si parla comunque di un 4 cilindri turbo da circa 400CV, trazione posteriore e cambio sequenziale.

Gli interni si differenziano dagli originali per la presenza dello schermo centrale digitale al posto del cruscotto analogico. I sedili mantengono la forma originale, ma naturalmente sono realizzati con materiali moderni. All’esterno si notano i fari, ora a Led e lo spoiler sul lunotto posteriore di grandi dimensioni.


Panther Progettouno di ARES Design.

La Panther ProgettoUNO va addirittura oltre al semplice restomod, in quanto la ARES Design di Modena propone si una rivisitazione della De Tomaso Pantera, ma ottenendo alla fine un’autovettura in tutto e per tutto moderna.

La De Tomaso Pantera fa il suo debutto a cavallo tra il 1969 e il 1970 per entrare effettivametne in produzione nel 1971. Auto voluta fortemente da Ford, che ne affida a De Tomaso il compito di progettarla e realizzarla, subirà dalle sue origini numerosi aggiornamenti che le garantiranno la produzione per oltre vent’anni, fino al 1993.

Nata dalla Mangusta (leggi cliccando quì la monografia che le ho dedicato), la Pantera annovera come direttore dello staf tecnico niente meno che Giampaolo Dallara che costruisce intorno al V8 Ford, da 5.763 cm3 per 330 CV di potenza, la vettura adottando una carrozzeria monoscocca.

L’ultima versione, la Pantera SI, vide la colaborazione con De Tomaso di Marcello Gandini che ne aggiornò il più possibile la linea. Il motore in questo caso, sempre di derivazione Ford, è un V8 di 4942 cm3 portato alla potenza di 305 CV. La produzione complessiva è stata di 41 unità.

Con la Panther ProgettoUno la ARES Design inizia la realizzazione di un nuovo filone di auto, prodotte per pochi fortunati, in cui vengono ripresi dei modelli del passato per riproporli in chiave moderna. Identificato con il nome “Legends Reborn“, il progetto non consiste in un semplice Restomod, ma in un vero e proprio omaggio ai modelli degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso che hanno fatto la storia dell’automobilismo sportivo, come appunto la De Tomaso Pantera.

Il progetto utilizza come base di partenza la Lamborghini Huracan, quindi parliamo di un V10 aspirato da 5.204 cm3 in grado di sviluppare una potenza di 650 CV a 8.250 rpm e una coppia di 600 Nm a 6.500 rpm. Esteticamente l’auto è ispirata ai primi modelli di inizio anni ’70 in cui le varie appendici aerodinamiche e i passaruota allargati non erano ancora previsti. Partendo dai primi modelli la ARES Design ha approfondito l’aerodinamica, migliorandola, ed è intervenuta sulle dimensioni esterne solo allungando il tutto di 12 cm. Il taglio dei paraurti rimane simile, ma sono stati inseriti spoiler inferiori di nuovo disegno. I fari restano a scomparsa, con doppi proiettori per lato: una vera chicca!

Gli interni sono di impronta moderna, con presenza di pelle e alcantara ovunque. Spiccano intorno al volante le levette del cambio DCT e sullo sfondo il cruscotto digitale. Interni curati nei dettagli e sedili di disegno specifico sviluppati dalla ARES Design stessa.

L’auto ha dimensioni importanti, con 4,67 m di lunghezza per 1,98 m di larghezza, contro un’altezza di soli 1,18 m, tutto su un peso di 1423 kg. Nel telaio troviamo abbondantemente Alluminio e Fibra di Carbonio, come pure in molte parti della carrozzeria. Completano il tutto dei freni a disco carboceramici da 380 mm a 6 pistoncini all’avantreno e da 320 mm e 4 pistoncini al retrotreno.

E poi, leggendo la scheda tecnica direttamente dal sito della ARES Design, si arriva a leggere questo:

Front Axle: 9J x 20″ ET30 with 255/30 ZR20 (PIRELLI).
Rear Axle: 12,5J x 21″ ET32 with 325/25 ZR21 (PIRELLI).

e il mondo sorride un po’ di più…


Il Restomod non finisce mai…

Vi ho presentato alcuni esempi di Restomod che ho ritenuto siginificativi, sia per passione personale sia per caratteristiche tecniche dei modelli. Se però effettuate una ricerca specifica sull’argomento troverete un panorama molto ampio, scoprendo un settore in forte espansione.

Nel seguito solo alcuni spunti da cui iniziare, lasciando a voi l’esplorazione e la ricerca di nuovi…

Tra le Alfa Romeo quella a cui sono stati dedicati più restomod è senz’altro la Giulia GTA con, ad esempio, le proposte della Totem Automobili con la sua Totem GT Electric e la Alfaholics con la sua GTA-R.

Altri esempi interessanti sono in ambito Porsche, dove sono numerose le case che propongono questa tipologia di veicoli. Una tra tutte la Singer Vehicle Design con le sue rivisitazioni della Porsche 911.

Altri esempi presi un po’ da tutto il mondo li trovate in questo articolo della HotCars in cui si ha anche la visione del panorama americano.

2 pensieri su “Restomod: il passato, quando il futuro non basta.

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