Range Rover Classic by Vinile

di Filippo Miotto, pubblicato il 29 ottobre 2025.

I maestri artigiani italiani a servizio di sua maestà.

Una Range Rover che rinasce a Maranello? Sembra una di quelle storie al limite dell’impossibile ma, invece, è pura realtà: su ruote e marciante!
Vinile, società che opera in diversi settori, dalla nautica all’aeronautica passando per il design degli interni, ha deciso di portare il suo contributo diretto al mondo dell’auto. La loro proposta è stata indirizzata al restomod della Range Rover, quella vera e unica che, a cavallo degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, propose il connubio perfetto tra lusso e uso in fuoristrada così come solo gli inglesi avrebbero saputo fare.

Pochi erano gli esemplari che potevo vedere in quegli anni, io ancora bambino davanti a queste Range Rover che, per i tempi miei e dell’automobilismo, erano invece gigantesche. Ogni tanto qualcuna proveniente “dalla città” girava per le strette strade dell’appenino dove abitavo, portando cacciatori o più delle volte semplici turisti in cerca di avventura.
Di restomod me ne ero già occupato, dedicandolo però a quelle tipologie di automobile che più si prestano a questi interventi, ossia le sportive e supersportive di un tempo. In esse una buona iniezione di tecnologia moderna permette di sopperire alle carenze prestazionali dei tempi che furono. A volte gli interventi sull’estetica generale diventano anche importanti, non solo per migliorare l’aerodinamica ma anche per estremizzare lo spirito che certi veicoli portano con se. Non è questo il caso.
Proprio per lo stile e l’idea che si portava addosso alla sua nascita, intervenire su un veicolo del genere non è un’operazione facile. Molte le tentazioni che il restomod propone, dall’uso spropositato di nuove tecnologie a rimaneggiamenti delle linee che potrebbero alterare l’anima voluta inizialmente per questo fuoristrada. Ma così non è stato. Vinile ha saputo gestire l’intervento chirurgicamente, migliorando la carrozzeria, la meccanica e gli interni, proponendo un veicolo in cui poter rivivere le emozioni di un tempo salvando l’essenza stessa di quest’auto. La stessa Vinile descrive questo progetto esaltando la volontà di raccontare “l’identità di un brand che non nasce per restaurare il passato, bensì per rimasterizzarlo con visione e artigianalità”. La maestria dei nostri artigiani a servizio di sua maestà (e non è il titolo del prossimo James Bond!).

La Range Rover Classic by Vinile.

Il primo esemplare proposto, dei 15 previsti in produzione, adotta in puro stile British una carrozzeria verde metallizzato abbinata a un tetto nero lucido che genera un contrasto molto equilibrato. Esteticamente l’esterno subisce pochi interventi evidenti. Il team di progettisti è intervenuto mantenendo lo spirito del modello originale riscontrabile nella pulizia formale e lineare che percorre internamente ogni lato visibile. I lamierati sono stati ribattuti a mano per ridurre giochi e profili; i paraurti sono stati rastremati e tagliati a filo; cofano e portiere sono stati lisciati e resi perfettamente complanari. Questi interventi portano la modernità vera alla sua essenza applicandola senza alcuna esagerazione, ma mantenendo la classe adeguata al modello originale.

Le griglie anteriori presentano un disegno tridimensionale, con i gruppi ottici a LED ma sempre basati sul disegno originale. Questa concessione al moderno ha riguardato anche i fendinebbia, ora tondi, e gli specchietti ridisegnati. Al posteriore gli interventi più significativi hanno riguardato il nuovo diffusore, i fari a LED, i paraschizzi e un nuovo spoiler.

Interni: il gentile passaggio al moderno.

L’interno , pur rimanendo fedele all’originale, ha subito numerosi interventi che hanno portato all’adozione di materiali nobili. I sedili, la plancia, il volante, i pannelli porta e i passaruota sono interamente rivestiti in pelle Baxter, con inserti in radica di pioppo bianco massello. Per i non addetti ai lavori come me, infatti mi sono documentato al riguardo, la pelle Baxter è una produzione artigianale italiana nota per l’alta qualità del prodotto finale e per l’effetto di invecchiamento che la rende piacevole alla vista e al tatto.

Il principio di portare l’innovazione nel classico è stata ottenuta anche integrando in modo gentile le nuove tecnologie. Sulla plancia, ad esempio, è presente un touchscreen da 10,1 pollici che, come ormai siamo abituati nelle auto moderne, permette di gestire tutto, dal navigatore all’impianto audio e molto altro. Di particolare impatto la plafoniera che, ispirata a quella degli aeroplani, permette la gestione di vari aspetti del veicolo.
Completa il tutto l’impianto audio che, tra subwofer, altoparlanti, e molto altro creano un salotto musicale che, di sicuro, negli anni ’70 non era nemmeno ipotizzabile.

Motore: si resta fedeli al V8.

L’intervento sul motore V8 originale – disponibile nelle cilindrate 3.5, 3.9 e 4.3 litri – garantisce ora una potenza di circa 200 cavalli e una coppia di 300 Nm, di poco superiori ai valori della versione di partenza. L’assetto rivisto si basa ora su cerchi sempre da 16 pollici ma in grado di ospitare pneumatici maggiorati.

E l’originale?

L’originale presenta una storia lunga, nata negli anni ’50 con i primi prototipi che hanno portato, nel 1969, alla nascita di 26 prototipi marcianti a 3 porte identificati con il nome “Velar”, seguiti nel 1970 dal modello di serie. Era nata la Range Rover, primo SUV della storia dell’automobile, modello che rimarrà in produzione fino al 1996. Dal 1994 venne affiancata a listino dalla seconda serie del modello, portando così la casa madre a identificare la prima serie con il nome di “Range Rover Classic”.

L’innovazione del modello consisteva nell’affiancare doti fuoristradistiche a allestimenti di lusso, trovando un compromesso che solo anni dopo verrà ripreso da altri costruttori nel campo, appunto dei SUV. Il modello base presentava, a differenza di quanto si fa oggi, linee esterne ancora molto da fuoristrada, abbinate a interni più curati.
Nata con un V8 benzina e la trazione integrale permanente, negli anni ha visto affiancarsi a questo un turbodiesel da 2,4 litri, detentore di vari record per il periodo, e una cilindrata e una potenza sempre crescenti.


Di Filippo Miotto, pubblicato il 29 ottobre 2025.

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